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Urteile Verfassungsgerichtshof
1998
Corte costituzionale - Sentenza N. 273 del 17.07.1998
Corte costituzionale - Sentenza N. 273 del 17.07.1998
Atto di indirizzo e coordinamento relativo alla procedura di impatto ambientale
Attendere, processo in corso!
Sentenza (7 luglio) 17 luglio 1998, n. 273; Pres. Granata – Red. Chieppa
Ritenuto in fatto:
1. La Provincia autonoma di Trento, con ricorso notificato il 5 ottobre 1996 e depositato il 9 ottobre 1996, ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri, in riferimento al d.P.R. 12 aprile 1996 (Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale), pubblicato nella Gazzetta ufficiale, n. 210, serie generale, del 7 settembre 1996.
La Provincia ricorrente premette che l'atto impugnato costituisce ulteriore fase di attuazione a livello statale della direttiva comunitaria 85/337/CEE.
Mentre, infatti, per le opere di cui all'allegato I della direttiva, l'obbligo di sottoporle a valutazione ambientale è stato, in forza dell'art 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e dei decreti attuativi, sostanzialmente trasposto in ambito nazionale, per le opere elencate nell'allegato II, di natura e consistenza strutturale meno rilevanti, è stato introdotto nella legge 22 febbraio 1994, n. 146 l'art. 40, che fa carico al Governo di definire "condizioni, criteri e norme tecniche per l'applicazione della procedura di impatto ambientale ai progetti" anche in riferimento "alla necessità di individuare idonei criteri di esclusione o definire procedure semplificate per progetti di dimensioni ridotte o durata limitata, realizzati da artigiani o piccole imprese".
Il d.P.R. 12 aprile 1996 è attuativo dell'art. 40 della legge 22 febbraio 1994, n. 146.
Le censure investono l'atto impugnato per violazione dell'art. 8, numeri 3, 5, 6, 7, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 21, 24 dello statuto di autonomia, che assegnano alla Provincia autonoma ricorrente potestà legislativa primaria in materia di tutela e conservazione del patrimonio storico, artistico, e popolare, urbanistica, tutela del paesaggio; dell'art. 9, numeri 9 e 10 dello statuto, attributivi alla Provincia autonoma di Trento di potestà legislativa concorrente in materia di utilizzazione delle acque pubbliche, igiene e sanità; dell'art. 16 dello statuto; del sistema delle norme di attuazione ed in particolare dell'art. 3 del d.lgs. 16 marzo 1992, n. 266; ed altresì, dei principi costituzionali relativi all'esercizio della funzione di indirizzo e coordinamento; infine, dell'art. 9 della legge 9 marzo 1989, n. 86, con particolare riferimento al comma 3.
Le lamentate censure muovono da un comune denominatore: l'atto statale di indirizzo avrebbe dovuto limitarsi alla fissazione del "principio-obbiettivo", inteso quale "necessaria presa in considerazione dei progetti di cui all'allegato II della direttiva", assicurando alle Regioni un margine di autonomia normativa per l'adeguamento della propria legislazione in materia di valutazione di impatto ambientale.
Oltretutto, la ricorrente sottolinea come a riguardo si sia dotata, in ossequio alla legge n. 86 del 1989 che garantisce l'autonomia delle Regioni e Province in ordine all'adeguamento delle rispettive legislazioni alla normativa di fonte comunitaria, di una disciplina completa ed articolata di cui alla legge provinciale 29 agosto 1988, n. 28 (modificata con le successive leggi nn. 3 e 33 del 1990 e n. 21 del 1993), e alle norme regolamentari contenute nel decreto del Presidente della Giunta provinciale 22 novembre 1989, n.13-11/Leg. e 10 maggio 1995, n.7-21/Leg.
Nella premessa all'analitica disamina delle singole disposizioni impugnate, la Provincia rileva che, contraddicendo - di fatto - l'art. 1, comma 1, del d.P.R. impugnato, contenente la sola fissazione del predetto obiettivo, più volte nel decreto si fa specifico riferimento ad essa Provincia quale diretta destinataria dei precetti ed oneri ivi previsti, ciò che apparirebbe come sicuro indice, unitamente alla mancata previsione di una clausola generale di salvaguardia, che l'atto di indirizzo e coordinamento debba trovare applicazione anche nei confronti della Provincia.
Ad avviso della ricorrente, le singole disposizioni del decreto confermerebbero nello specifico quanto lamentato.
L'art. 1, comma 2, prescrive l'obbligo di adeguamento "ad una precisa normativa statale" tale da tradire la natura di atto di indirizzo per assumere piuttosto sul piano sostanziale quella di legge quadro.
Risulterebbe violata, oltre alla disposizione di cui all'art. 9, comma 3, della legge n. 86 del 1989, che circoscrive la portata precettiva delle leggi statali di adeguamento alle direttive in materia di competenza regionale alla sola previsione dei "principi vincolanti", la normativa recata nel d.lgs. n. 266 del 1992, che garantisce l'ambito di autonomia della Provincia di cui allo statuto di autonomia, in forza dell'art. 3, comma 2, laddove stabilisce che gli atti di indirizzo "vincolano la Regione e le Province autonome solo al conseguimento degli obiettivi e risultati in essa stabiliti" escludendo implicitamente la legittimità di specifiche prescrizioni vincolanti.
Pertanto dovrebbe essere ritenuta illegittima la pretesa di ridurre le attribuzioni della Provincia alla sola facoltà, di cui all'art.1, comma 7, di "definire tipologie progettuali e/o aree predeterminate sulla base degli elementi indicati dall'allegato D, un incremento o decremento delle soglie di cui all'allegato B nella misura massima del 30%".
Alla medesima stregua dovrebbero essere censurati gli artt. 4 e 5. In particolare quest'ultima norma darebbe vita ad una minutissima disciplina riguardante la domanda con il progetto dell'opera (comma 1), le modalità di presentazione (comma 3), i termini per l'amministrazione (commi 2 e 3), le modalità operative (commi 2, 3 e 6); mentre la previsione di facoltà circoscritte a presupposti di fatto e temporalmente limitate apparirebbe del tutto anomala.
Gli artt. 6 e 8 si connoterebbero per determinare vincoli attuativi per la Provincia, quali, esemplificativamente, quello "di individuare ulteriori appropriate forme di pubblicità"; (cfr. comma 3), o di promuovere "modalità semplificate" per i progetti di ridotte dimensioni o durata limitata.
Infine l'art. 10, sarebbe affetto dagli stessi vizi laddove pretende di stabilire regole procedurali, termini e modalità operative per gli uffici: prescrizioni controbilanciate da presunte "facoltà" ristrette nell'ambito sostanziale-applicativo.
L'impugnazione è estesa altresì agli allegati A, B, C e D, richiamati per relationem dalle disposizioni normative censurate.
2. Si è costituito in giudizio il Presidente del Consiglio dei ministri, con il patrocinio dell'Avvocatura generale dello Stato, che ha chiesto il rigetto del ricorso per infondatezza.
Secondo la difesa erariale il rilievo e l'importanza della disciplina dell'impatto ambientale, tali da rendere obbligatoria la procedura anche in relazione ai progetti di cui all'allegato II della direttiva 85/337/CEE, consentono l'adozione dello strumento dell'atto di indirizzo e coordinamento nell'esigenza di coniugare, ad un tempo, criteri e soglie minime (di cui all'art. 4 della direttiva), con riferimento alle dimensioni strutturali ed alla tipologia degli interventi, con la competenza delle Regioni e Province.
La natura flessibile dell'atto di indirizzo e coordinamento, idonea ad assicurare ambiti di autonoma conformazione delle normative locali, controbilanciata dalla necessaria omogeneità degli elementi essenziali propri di un quadro normativo nazionale di derivazione comunitaria, rende ragione delle singole disposizioni contenute nel decreto.
A tale stregua la stessa qualificazione di importanza e rilevanza dell'impatto, espressione di valutazione tecnico-discrezionale, non può sottrarsi ad una disciplina uniforme sebbene modulata secondo le esigenze territoriali delle Regioni o Province.
In questa prospettiva la banda di oscillazione del 30%, lungi dall'essere sintomo di lesione delle competenze garantite, assicura un margine certo delle difformità ammissibili.
Ad avviso dell'Avvocatura, la riconosciuta portata vincolante delle disposizioni censurate è giustificata, in relazione al rilievo sovranazionale della materia e agli interessi pubblici ad essa sottesi, dall'assicurare un quadro chiaro di competenze amministrative, oltre alla previsione di garanzie inderogabili di contraddittorio, pubblicità e partecipazione.
3. In prossimità dell'udienza la Provincia autonoma di Trento ha depositato memoria nella quale, ribadendo le censure già formulate, precisa che in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni (seduta dell'8 febbraio 1996) si era concordato l'inserimento della clausola di salvaguardia di cui all'art. 1 dell'atto di indirizzo e coordinamento impugnato. Del tutto contraddittoriamente, a tale emendamento, non ha fatto seguito nel testo finale la modifica delle norme che vincolano la Provincia in modo puntuale all'osservanza di modalità esecutive, senza far salva la specifica competenza di cui la Provincia è dotata in materia.
Pertanto, sottolinea la ricorrente che l'atto impugnato ha "conservato" immotivatamente un contenuto difforme dalle intenzioni dello stesso Ministro per gli affari regionali e dal parere della Conferenza Stato-Regioni.
Considerato in diritto: 1. La Provincia autonoma di Trento ha sollevato conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato in ordine al d.P.R. 12 aprile 1996 (Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale) nelle parti in cui stabilisce, all'art 1, escluso il comma 1, l'ambito di applicazione, all'art. 4 i compiti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, all'art. 5 la procedura di valutazione di impatto ambientale, all'art. 6 lo studio di impatto ambientale, all'art. 8 le misure di pubblicità, all'art. 10 le procedure di verifica, nonché agli allegati A, B, C, D.
La Provincia ha denunciato la violazione dell'art.8, numeri 3, 5, 6, 7, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 20, 21, e 24 dello statuto speciale per il Trentino-Alto Adige; dell'art. 9 , numeri 9 e 10, dell'art. 16 dello Statuto; del sistema delle norme di attuazione ed in particolare dell'art. 3 del d.lgs. 16 marzo 1992, n. 266; dei principi costituzionali relativi all'esercizio della funzione di indirizzo e coordinamento; dell'art. 9, comma 3, della legge 9 marzo 1989, n. 86, e ha chiesto l'annullamento del d.P.R. impugnato in quanto invasivo delle attribuzioni riservate alla stessa Provincia autonoma in materia di valutazione di impatto ambientale.
2. Il ricorso è privo di fondamento in quanto, sulla base testuale del primo comma dell'art. 1 del d.P.R. 12 aprile 1996 e dei lavori preparatori, del resto richiamati nella premessa dell'atto, risulta la precisa intenzione sia del Governo sia della Conferenza Stato-Regioni di salvaguardare la particolare posizione delle Regioni a statuto speciale e delle Provincie autonome di Trento e Bolzano, di modo che l'"ambito di applicazione" della direttiva nei loro confronti deve ritenersi limitato ad un obbligo di "attuazione degli obiettivi del presente atto nel rispetto di quanto previsto nei rispettivi statuti e delle relative norme di attuazione". Questa delimitazione di ambito di applicazione deve considerarsi generale rispetto a tutte le disposizioni che seguono, soprattutto in riferimento alle modalità in cui era sorto il problema nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni e alla volontà di introdurre un emendamento idoneo a risolverlo.
Di conseguenza, la seconda parte del comma 1 dell'art. 1 del d.P.R. denunciato con conflitto di attribuzione ha valore di criterio interpretativo anche di quelle disposizioni particolari che fanno riferimento specifico alle Province autonome di Trento e di Bolzano, di modo che deve escludersi in radice la sussistenza di lesione della sfera di competenza della Provincia autonoma di Trento, anche se l'atto nel testo definitivo non è stato oggetto di un attento coordinamento.
3. Per quanto riguarda la circostanza, asserita dalla difesa della Provincia autonoma di Trento, che la Provincia si è già data una normativa in materia di valutazione di impatto ambientale, adeguata alle direttive comunitarie, e che non sussisterebbe una inadempienza normativa, giova sottolineare che ciò non esclude che lo Stato possa emanare un atto di indirizzo e coordinamento valevole - nei sensi innanzi precisati - nei confronti anche delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome, oltre che, si intende, nei confronti delle Regioni a statuto ordinario: il termine prefissato di adeguamento e di armonizzazione delle disposizioni vigenti non poteva che essere unico, in relazione alla necessità di assicurare il soddisfacimento di esigenze unitarie in materia e l'assolvimento degli obblighi comunitari, in ordine ai quali lo Stato ha una specifica responsabilità (sentenze nn. 304 e 210 del 1987).
E' altresì evidente che una Provincia autonoma, che pur si sia dotata di una propria normativa in materia, deve procedere comunque ad una valutazione della corrispondenza della normativa stessa alla direttiva comunitaria, alla eventuale normativa statale di completamento degli spazi espressamente lasciati alle determinazioni nazionali e al conseguimento degli obiettivi individuati nel sopravvenuto atto di indirizzo governativo. Ed è questa la interpretazione che, in conformità ai principi costituzionali che regolano i rapporti tra Stato e Regioni a statuto speciale e Province autonome, deve essere data all'obbligo di armonizzazione delle disposizioni vigenti con l'atto di indirizzo per quanto riguarda la Provincia ricorrente.
Di conseguenza deve escludersi che l'atto impugnato abbia per le Province autonome e le Regioni a statuto speciale un valore di normativa dettagliata e assolutamente vincolante nei particolari procedurali.
4. Per quanto riguarda la individuazione dei progetti da sottoporre a valutazione di impatto ambientale, deve essere sottolineato che il sistema voluto dalla direttiva comunitaria - a parte le categorie di progetti che per principio (art. 4, par. 1 e allegato I direttiva 27 giugno 1985 85/337/CEE) devono essere sottoposti a valutazione sistematica che qui non interessa - presuppone per le opere appartenenti alle classi elencate nell'allegato II (di natura e consistenza meno rilevanti) un quadro normativo nazionale affidato agli Stati membri, cui compete una valutazione delle caratteristiche, con una determinazione, ai fini dell'obbligo della sottoposizione alla valutazione, anche attraverso specificazione di tipi di progetti o fissazione di criteri e soglie limite (art. 4, par. 2, e allegato II, direttiva citata).
Secondo l'ordinamento italiano, pur potendo la materia della valutazione di impatto ambientale articolarsi in una molteplicità di discipline regionali, la individuazione dei casi in cui vi deve essere un obbligo di compiere tale valutazione per i progetti inclusi nell'allegato II della predetta direttiva CEE, resta disciplinata dall'art. 40 della legge 22 febbraio 1994, n. 146 (Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - legge comunitaria 1993). Detta norma di legge (che, si noti, non è stata contestata dalla Provincia ricorrente) costituisce la base normativa dell'esercizio dell'atto di indirizzo e coordinamento impugnato, che provvede a delimitare l'ambito delle "condizioni, criteri e norme tecniche" stabilite per l'applicazione della procedura di impatto ambientale ai progetti inclusi nell'allegato II", anche in riferimento "alla necessità di individuare idonei criteri di esclusione o definire procedure semplificate per progetti di dimensioni ridotte o durata limitata, realizzati da artigiani o piccole imprese".
Ed appunto l'art. 40 della legge n. 146 del 1994 deve essere interpretato in logico collegamento con la direttiva 85/337/CEE, di cui costituisce attuazione per la parte che qui interessa (art. 4, par. 2 della stessa direttiva CEE).
Infatti, la qualificazione di importanza dell'impatto per i progetti di cui all'allegato II della direttiva CEE, in relazione a probabili ripercussioni sull'ambiente, è il risultato di un apprezzamento tecnico-discrezionale necessariamente unitario nell'ambito del singolo Stato membro e, come tale, impegna tutte le Regioni e Province autonome ad osservarlo, rimanendo suscettibile, tuttavia, in base all'atto di indirizzo, di variazioni, a seconda delle particolarità delle esigenze del territorio regionale, limitate a una banda di oscillazione delle soglie del 30% in più o in meno (art. 1, comma 7, in riferimento agli allegati D e B, dell'atto impugnato). Tale misura risulta tutt'altro che irragionevolmente limitativa della sfera regionale e provinciale, lasciando un margine compatibile con l'autonomia della Provincia di Trento, e uno spazio sufficientemente ampio all'esercizio del potere normativo delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome per quanto riguarda la determinazione delle tipologie dei progetti per i quali viene resa obbligatoria la valutazione di impatto ambientale.
Per questi motivi
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara che spetta allo Stato adottare anche nei confronti della Provincia autonoma di Trento, nei sensi e nei limiti di cui in motivazione, un atto di indirizzo e coordinamento relativo alle condizioni, criteri e norme tecniche per l'applicazione della procedura di impatto ambientale ai progetti inclusi nell'allegato II alla direttiva comunitaria 85/337/CEE.
Caricamento in corso
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Verfassungsrechtliche Bestimmungen
Landesgesetzgebung
I Alpinistik
II Arbeit
III Bergbau
IV Gemeinden und Bezirksgemeinschaften
V Berufsbildung
VI Bodenschutz, Wasserbauten
VII Energie
VIII Finanzen
IX Fremdenverkehr und Gastgewerbe
X Fürsorge und Wohlfahrt
XI Gaststätten
XII Gemeinnutzungsrechte
XIII Forstwirtschaft
XIV Gesundheitswesen und Hygiene
A Gesundheitsdienst
a) LANDESGESETZ vom 23. August 1973, Nr. 28
b) DEKRET DES PRÄSIDENTEN DES LANDESAUSSCHUSSES vom 5. Dezember 1975, Nr. 55
c) LANDESGESETZ vom 25. Juni 1976, Nr. 25 —
d) LANDESGESETZ vom 17. Jänner 1977, Nr. 1
e) LANDESGESETZ vom 3. September 1979, Nr. 12
f) Landesgesetz vom 2. Jänner 1981, Nr. 1
g) DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 14. Juli 1981, Nr. 25
h) Landesgesetz vom 12. Jänner 1983, Nr. 3
i) Landesgesetz vom 21. Juni 1983, Nr. 18
j) LANDESGESETZ vom 28. Juni 1983, Nr. 19
k) LANDESGESETZ vom 18. August 1983, Nr. 30
l) LANDESGESETZ vom 17. April 1986, Nr. 15
m) DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 20. Oktober 1986, Nr. 20
n) Landesgesetz vom 17. August 1987, Nr. 21
o) LANDESGESETZ vom 12. Mai 1988, Nr. 19
p) DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 21. November 1988, Nr. 34
q) Landesgesetz vom 22. November 1988, Nr. 51
r) LANDESGESETZ vom 10. April 1991, Nr. 8
s) DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 13. April 1992, Nr. 16
t) DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 13. April 1992, Nr. 17
u) LANDESGESETZ vom 29. Juli 1992, Nr. 30 —
v) LANDESGESETZ vom 10. November 1993, Nr. 22
w) LANDESGESETZ vom 19. Dezember 1994, Nr. 13
x) Landesgesetz vom 2. Mai 1995, Nr. 10
Art. 1
Art. 1/bis (
Ausübung
der freiberuflichen Tätigkeit der sanitären Leiter des Landesgesundheitsdienstes)
Art. 1/ter (Richtlinien und Betriebsplan für die freiberufliche Tätigkeit)
Art. 2 (Anwendung der Bestimmungen des , auf alle bediensteten Ärzte des Landesgesundheitsdienstes)
Art. 3 (Berechnung der Dienstprämie)
Art. 4 (Anzahlung auf die Dienstprämie)
Art. 5 (Wiederaufnahme und Wiedereinstellung in den Dienst)
Art. 6 (Aufhebung von Artikel 9 des , im Bereich des Personals des Gesundheitsdienstes)
Übergangsbestimmungen
y) LANDESGESETZ vom 13. November 1995, Nr. 22 —
z) Landesgesetz vom 9. Juni 1998, Nr. 5
z) BESCHLUSS DES LANDESAUSSCHUSSES vom 19. Juli 1982, Nr. 4289
a') DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 10. August 1999, Nr. 48
b') Landesgesetz vom 4. Jänner 2000, Nr. 1
c') Landesgesetz vom 5. März 2001, Nr. 7
d') DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 16. August 2001, Nr. 48
e') Landesgesetz vom 5. November 2001, Nr. 14
f') Dekret des Landeshauptmanns vom 11. Oktober 2002, Nr. 40
g') LANDESGESETZ vom 2. Oktober 2006, Nr. 9
h') DEKRET DES LANDESHAUPTMANNS vom 18. Jänner 2007, Nr. 11 —
i') Dekret des Landeshauptmanns vom 30. März 2011 , Nr. 14
j') Dekret des Landeshauptmanns vom 18. Juni 2013, Nr. 16
k') Dekret des Landeshauptmanns vom 24. Oktober 2013, Nr. 30
l') Dekret des Landeshauptmanns vom 30. Oktober 2013, Nr. 34
m') Dekret des Landeshauptmanns vom 18. November 2013, Nr. 37
n') Landesgesetz vom 19. Juni 2014, Nr. 4
o') Dekret des Landeshauptmanns vom 25. Juli 2014, Nr. 26
p') Landesgesetz vom 19. Mai 2015, Nr. 5
B Gesundheitsvorsorge-Krankenvorsorge
C Hygiene
D Landesgesundheitsplan
E Psychische Gesundheit
F Arbeitsverträge
G - Gesundheitlicher Notstand – COVID-19
XV Gewässernutzung
XVI Handel
XVII Handwerk
XVIII Grundbuch und Kataster
XIX Jagd und Fischerei
XX Brandverhütung und Bevölkerungsschutz
XXI Kindergärten
XXII Kultur
XXIII Landesämter und Personal
XXIV Landschaftsschutz und Umweltschutz
XXV Landwirtschaft
XXVI Lehrlingswesen
XXVII Messen und Märkte
XXVIII Öffentliche Bauaufträge, Lieferungen und Dienstleistungen
XXIX Öffentliche Veranstaltungen
XXX Raum und Landschaft
XXXI Rechnungswesen
XXXII Sport und Freizeitgestaltung
XXXIII Straßenwesen
XXXIV Transportwesen
XXXV Unterricht
XXXVI Vermögen
XXXVII Wirtschaft
XXXVIII Wohnbauförderung
XXXIX Gesetze mit verschiedenen Bestimmungen (Omnibus)
Beschlüsse der Landesregierung
2024
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2018
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2016
2015
2014
2013
Beschluss vom 14. Januar 2013, Nr. 46
Beschluss vom 21. Januar 2013, Nr. 103
Beschluss vom 28. Januar 2013, Nr. 112
Beschluss vom 28. Januar 2013, Nr. 134
Beschluss vom 4. Februar 2013, Nr. 186
Beschluss vom 11. Februar 2013, Nr. 195
Beschluss vom 11. Februar 2013, Nr. 210
Beschluss vom 11. Februar 2013, Nr. 236
Beschluss vom 18. Februar 2013, Nr. 249
Beschluss vom 18. Februar 2013, Nr. 254
Beschluss vom 25. Februar 2013, Nr. 303
Anlage A
Beschluss vom 11. März 2013, Nr. 378
Beschluss vom 11. März 2013, Nr. 384
Beschluss vom 18. März 2013, Nr. 397
Beschluss vom 25. März 2013, Nr. 445
Beschluss vom 25. März 2013, Nr. 453
Beschluss vom 2. April 2013, Nr. 499
Beschluss vom 15. April 2013, Nr. 554
Beschluss vom 22. April 2013, Nr. 612
Beschluss vom 6. Mai 2013, Nr. 640
Beschluss vom 13. Mai 2013, Nr. 696
Beschluss vom 17. Juni 2013, Nr. 913
Beschluss vom 24. Juni 2013, Nr. 954
Beschluss vom 1. Juli 2013, Nr. 976
Beschluss vom 8. Juli 2013, Nr. 1034
Anlage
Beschluss vom 8. Juli 2013, Nr. 1049
Beschluss vom 22. Juli 2013, Nr. 1094
Beschluss vom 22. Juli 2013, Nr. 1116
Beschluss vom 26. August 2013, Nr. 1190
Beschluss vom 26. August 2013, Nr. 1191
Beschluss vom 2. September 2013, Nr. 1301
Beschluss vom 9. September 2013, Nr. 1322
Beschluss vom 30. September 2013, Nr. 1406
Beschluss vom 30. September 2013, Nr. 1414
Beschluss vom 30. September 2013, Nr. 1416
Beschluss vom 7. Oktober 2013, Nr. 1456
Beschluss vom 14. Oktober 2013, Nr. 1519
Beschluss vom 14. Oktober 2013, Nr. 1524
Beschluss vom 14. Oktober 2013, Nr. 1529
Beschluss vom 21. Oktober 2013, Nr. 1596
Beschluss vom 21. Oktober 2013, Nr. 1628
Beschluss vom 21. Oktober 2013, Nr. 1644
Beschluss vom 28. Oktober 2013, Nr. 1651
Beschluss vom 25. November 2013, Nr. 1807
Beschluss vom 9. Dezember 2013, Nr. 1860
Beschluss vom 9. Dezember 2013, Nr. 1866
Beschluss vom 9. Dezember 2013, Nr. 1868
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