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In vigore al: 11/09/2012

a) Legge provinciale 30 settembre 2005, n. 71)
Norme in materia di utilizzazione di acque pubbliche e di impianti elettrici

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1)
Pubblicata nel B.U. 11 ottobre 2005, n. 41.

Art. 16 (Rinnovo delle concessioni)

[(1) Nel rispetto delle procedure ad evidenza pubblica e previo espletamento della procedura di valutazione di impatto ambientale o previa verifica di assoggettabilità a VIA, tutte le concessioni, ad eccezione delle concessioni a scopo idroelettrico, alla loro scadenza sono rinnovate per un periodo di 30 anni, fatta salva la fissazione di un termine più breve ai fini dell’esame di misure necessarie al buon regime delle acque e per minimizzare l’impatto ambientale, a condizione che sussistano i seguenti presupposti: non osti un superiore interesse pubblico, persistano i fini della derivazione e l’utenza sia in esercizio e non sia contraria al buon regime delle acque, gli impianti siano conformi allo stato della tecnica e, in caso di acquedotti potabili, il comune acconsenta alla continuazione dell’esercizio ai sensi dell’articolo 13 della legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8, e successive modifiche.] 17)

(2) In mancanza dei presupposti di cui al comma 1 a seguito dell'intimazione del competente ufficio della Ripartizione provinciale Acque pubbliche ed energia, la concessione è decaduta e il concessionario è tenuto alla rimozione delle opere e al ripristino dello stato originario. In caso di acquedotti potabili si applica l'articolo 13, comma 1, della legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8, e la medesima concessione è rilasciata al comune su sua richiesta.

(3) Al termine della concessione il competente ufficio della Ripartizione provinciale Acque pubbliche ed energia può stabilire prescrizioni riguardanti la tutela dell'ambiente, l'attrezzatura tecnica e l'esercizio degli impianti.

(4) Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche agli antichi diritti di derivazione d'acqua riconosciuti.

17)
L’art. 16, comma 1, della L.P. 30 settembre 2005, n. 7, è stato prima sostituito dall’art. 2, comma 10, della L.P. 21 giugno 2011, n. 4, e poi dall’art. 24, comma 2, della L.P. 21 dicembre 2011, n. 15. Infine è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo con sentenza della Corte costituzionale del 7 maggio 2012, n. 114.